Il racconto della Garfagnana EPIC 2019 di Stefano Elmi – 2° puntata
SECONDO GIORNO
Il Monte Tondo ha sempre avuto il sapore dei grandi spazi nella mia testa. Il rifugio è una terrazza di confine fra le due vallate: Garfagnana a sinistra e Lunigiana a destra. I boschi di faggi si alternato a pascoli verdi e rassicuranti. I pendii non sono mai scoscesi e i sentieri sono più pedalabili. Le ruvide Apuane, coi i suoi sentieri ‘se sbagli muori’ sono sullo sfondo. In distanza si può ammirare anche il golfo di La Spezia. Questa zona assomiglia ad un ponte naturale fra le due catene montuose.
Tornando indietro negli anni ’90, adolescente, uno dei primi ricordi che ho di questi luoghi è una piccola gara in mountain-bike. La partenza era fissata in un paesino poco distante, Magliano. Quel giorno colui che monopolizzava il primo posto fortunatamente non c’era. Ci potevamo giocare il primo posto per davvero. Eravamo in tre o quattro nella categoria, quindi anche sbagliando strada sul podio ci si arrivava sempre. Comunque quel giorno ricordo solo una gran salita che non finiva più all’interno di una faggeta che ci proteggeva dal sole. Ad un certo punto intravedo il primo. Lo vedo sempre più vicino. Non ci potevo credere, forse era la giornata giusta. Lo avvicino sempre più, senza che lui si accorga di niente. Poco dopo gira la testa, e si vedeva proprio che si stava riposando. Che schiaffo. Tirò due pedalate più profonde e ripartì come sapeva fare e anche quella volta niente vittoria.
Potrebbe sembrare un ricordo triste, ed in parte lo fu all’epoca, però quello che mi piacque tantissimo erano quei boschi e quell’aria fresca a così poca distanza da casa. Non passò molto che abbandonai queste piccole competizioni per dedicarmi a miei giri per il solo piacere di stare in giro.
La sera precedente al santuario la cena è stata buonissima. Fra sbadigli, chiacchiere per commentare la giornata trascorsa e il briefing del presidente le persone a poco a poco si sono dileguate verso le proprie brande. Fuori, sotto il suo gazebo il meccanico Alessandro Iori assieme ai suoi collaboratori hanno lavorato fino a notte fonda per sistemare le biciclette. La nottata è passata bene con una grande dormita in tenda senza troppo freddo.
Ore otto in punto, partenza. Abbigliamento odierno: pantaloncini sempre da rider e maglia di lana con colori bianco celesti e la scritta personalizzata ELMI, regalo del più grande fotografo concettuale dei nostri tempi: Stefano Tommasi. Fa già caldo. Occhi luppicosi e si riparte in sella alle nostre biciclette verso il Monte Tondo.
La salita di avvicinamento alla vetta e all’omonimo rifugio parte con un ritmo blando da passeggiata. Anche i rider più assassini salgono piano piano. Arrivati sul crinale i più gasati partono di colpo per prendere in testa il Passo del Gatto. Gli altri si godono il tetto della Garfagnana con una temperatura raramente vissuta negli ultimi periodi. Il sole oggi picchia duro e la luce è fantastica. Il verde delle montagne è scintillante. Le Apuane in questo frangente si allontanato da noi. Stiamo per sconfinare in Emilia, dove rimarremo per un bel po’, ed entrare nell’Appennino più autentico.
Il Passo del Gatto è la foto che ha reso famosa la manifestazione. Il sentiero qui si restringe e diventa roccia. Ci sono degli scalini da superare e a destra rimane il vuoto. I più bravi fanno tutto bici in spalla, altri passano la bici al compagno che sta sopra.
Gio Brega, entusiasta videomaker che segue la due giorni, si è piazzato in cima a filmare quella che è la Cima Coppi della Garfagnana Epic. All’arrivo mio e di Martina, incurante di tutta la fila che si è creata per superare questo tratto, scende dagli scalini di roccia per fare un selfie col servizio stampa al gran completo. Ce lo meritiamo tutto.
Al Passo di Pradarena troviamo il primo ristoro di giornata. Assieme a Gloria ed Alessio della redazione di Radio Music Lab facciamo una diretta e il presidente di Epic, Daniele Saisi, ci aggiorna prontamente sulla situazione attuale.
Qui ci sono alcune defezioni: gli amici di Cavernago in provincia di Bergamo, guidati da Stefano-grandi tatuaggi, preferiscono continuare per asfalto e tornare facilmente all’arrivo. Anche altri scelgono questa soluzione. Passa un signore che candidamente ci dice che lui alle 17 del pomeriggio deve essere a Montecatini per un matrimonio. Nessuno ha capito se si riferisse al suo o a quello di un altro. Lo vediamo continuare di gran carriera per il sentiero.
Proseguiamo lungo il crinale. Siamo un gruppo sfilacciato ed eterogeneo. Io e Martina superiamo sui pedali un tratto piuttosto ripido e dei signori bolognesi fermi proprio in cima a riposare esclamano: ah però la stampa!
Per la cronaca ci avevano dato per spacciati anche alla partenza del secondo giorno.
Siamo in un sentiero che va su e giù e taglia delle faggete maestose e ci porta nei pressi del Rifugio Bargetana e da lì al Passo di Lama Lite. Incontriamo la neve, poca a dire il vero, ma il giusto per rendere l’avventura ancora più epica, se ce n’era ancora bisogno.
All’improvviso molti sono gli escursionisti a piedi. La maglietta inizia a lasciare il suo segno sul braccio. Siamo a 1.700 ed è scoppiata l’estate.
Ci godiamo una meritata discesa saltando su delle macchie di neve sparse qua e là. Beatrice di Pescia, poco avanti a noi, ci si tuffa di testa ma senza conseguenze. Al Passo delle Forbici troviamo due fuoristrada dell’organizzazione che ci riempiono le borracce coi sali minerali.
Questo passo, assieme ad altri della zona, era una via ideale di collegamento Toscana e la Repubblica Partigiana di Montefiorino che durò meno di un’estate.
Nel 1944 una brigata partigiana fu sterminata proprio qui vicino. Una stele con le fotografie e i loro nomi è stata posta a bordo strada per ricordarli. Purtroppo qualcuno recentemente ha rotto il vetro che contiene le fotografie e tolto le lettere ad alcuni nomi.
Giungiamo al secondo ristoro di giornata quello del Tizzon, al secolo Stefano Satti. Doppia razione di pasta e grande birra. Qui facciamo la terza diretta di giornata. Proviamo ad intervistare il buon Tizzon, accompagnato dal fido cane Tondo, ma all’ultimo si rivela inaspettatamente timido e non rilascia dichiarazioni. Così interviene la sua segretaria Pamela che ci narra le vicissitudini dei viandanti ciclisti tutti per lo più affamati e stanchi.
Qui conosciamo meglio Guido Lombardi, viareggino d.o.c. e titolare del Bagno Aloha. Ha una voce rauca, molto radiofonica e si presta molto volentieri all’intervista.
– ll segreto – dice – è di non seguire quello che dice il proprio medico. I miei ristori sono fatti di corretti e sigaretta finale. In gran parte delle salite soffro e molte volte spingo, ma le discese le volo e mi diverto molto. Siamo tutti come fratelli qui –
Il servizio scopa ha fatto un ottimo lavoro durante tutto il giorno, ed ora che sono le 16 c’è la chiamata finale – Chi viene con noi al Grottorotondo?! –
Il Grottorotondo infatti significa altri mille metri di dislivello una volta raggiunta la fondovalle, ma sopratutto significa una salita bici-in-spalla per arrivare sulla vetta e godersi l’agognata ultima discesa. Io non ho le gambe per arrivare sin lassù.
Assieme a Martina scendiamo dal Tizzon al fondovalle per il comodo asfalto. Alla fine della giornata saranno comunque 80 i chilometri percorsi e più di 2.000 i metri di dislivello.
All’arrivo agli impianti sportivi di Gallicano i partecipanti arrivano alla spicciolata. C’è chi è arrivato dalle vette più estreme. Chi da una scorciatoia improbabile. Chi da un osteria sconosciuta in cui si è fermato ben oltre l’ora di pranzo. C’è chi aspetta il compagno che ha voluto provare il temibile Grottorotondo. C’è chi è triste perché non aveva le gambe per affrontarlo. C’è chi arriva sorridente e sporco dopo averlo fatto. C’è chi, con fare professionale, ha già fatto la doccia e lavato la propria bicicletta… da ore.
Tutti si ritrovano per la foto di rito, in solitaria o in compagnia, davanti al tabellone di Epic 2019 con i nomi dei partecipanti.
Dopo due giorni passati in sella la complicità che si è creata fra i partecipanti forse è la cosa più bella. Si sono formati dei gruppetti del tutto inaspettati ed eterogenei. Si parlano accenti diversi ed in comune hanno il sorriso. Tutti sono sullo stesso piano, tutti sono uguali.
Il giorno seguente telefono a Daniele, The President, per un saluto.
– Ieri sera siamo arrivati sul Grottorotondo al tramonto. E’ stato fantastico! –
– Grandi! –
– La salita da Castelnuovo a Sassi l’hai presente? –
– Sì certo… –
– E’ banale, ma noi spingevamo perché eravamo talmente cotti che non riuscivamo a pedalare, poi una volta giunti a Sassi abbiamo preso il gelato al bar. I volontari del Cai avevano organizzato un rinfresco, però a quell’ora stavano smantellando tutto il banchetto perché non si aspettavano oramai più nessuno. Quando ci hanno visti arrivare erano increduli. Hanno riaperto tutto e ci hanno dato pane e formaggio. Dopo sulla vetta pensavamo di essere soli ed invece c’erano altri due partecipanti che stavano facendo una diretta Facebook e urlavano dalla felicità. Siamo arrivati a Gallicano alle 21. Stanchi, ma stanchi per davvero ma felicissimi –
Stefano Elmi
Complimenti per l’ottima narrazione. Complimenti all’organizzazione. Felice di esserci stato per la prima volta. E’ stato il mio obiettivo da un anno a questa parte. Bella bella bella. E con amici stiamo organizzandoci per rifarne un tratto.
Bravissimi voi con il cartello “stampa”.